Descrizione

L'origine di Quincinetto dev'essere remota. La zona era già conosciuta e frequentata, almeno in quota, durante la Preistoria come testimoniano i ritrovamenti fatti dal Gruppo Archeologico Canavesano al Bric Renon (m.2266). Ma i primi insediamenti di fondovalle potrebbero risalire alle popolazioni Celto-Liguri.
Il nome stesso di Quincinetto forse un tempo aveva desinenza: in -acco o -asco, come la confinante Tavagnasco, il che nella lingua celtica indicherebbe un luogo sorto lungo un corso d'acqua. Comunque nei documenti medievali, il più antico dei quali è del 1222, viene anche citato come Castrum Quingenati (di un eventuale castello non rimane però alcuna traccia).
Feudo del Vescovo di Ivrea, venne ceduto al Conte Verde, Amedeo VI, il 30 Novembre 1357. A loro volta i Savoia lo concessero in giurisdizione ai Signori di Settimo Vittone. Il Vallone di Scalaro era invece compreso in un altro feudo ed in seguito entrò a far parte del territorio di Traversella, Comune della Val Chiusella che ancora oggi vi possiede del terreno. Si ricorda infine che tra il 1929 ed il 1941, Quincinetto fu incorporato nel Comune di Carema, divenendone sede municipale.

L'aspetto esterno di Quincinetto tende a nascondere l'architettura rurale che ancora possiede: antiche case con i tetti in losa disposte lungo vie acciottolate. Interamente acciottolata è anche la graziosa piazza Vittorio Emanuele con la piccola cappella di Santa Marta (immagine accanto), la massiccia torre campanaria e, sopraelevata da una breve scalinata, la chiesa parrocchiale intitolata a Gesù Risorto. Quest'ultimo è un edificio tardo barocco eretto nel 1760 su progetto dell'architetto Bella. Secondo Cavallari Murat le due parrocchiali di Quincinetto e Tavagnascosono caratterizzate da una « ... gesticolante abbondanza popolaresca, con movenze teatrali e scomposte ... ». Tuttavia sono architetture che possiedono del fascino, dovuto forse proprio a quel tanto di "scomposto" che ben si intona allo spirito campestre dei luoghi.
La facciata della parrocchiale quincinettese, probabilmente ridipinta nell'Ottocento, ospita sette statue di Santi ed Apostoli in nicchie, ed un Cristo Risorto a bassorilievo nella parte terminale superiore.L'interno è stato affrescato dal pittore lombardo settecentesco Giovanni Cogrossi di Treviglio, singolare figura di artista religiosissimo, molto apprezzato nel Canavese.

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